Il 2020 verrà ricordato come l’anno del Covid; un anno all’insegna di un profondo cambiamento di paradigma di molte attività e in ogni settore. Il lockdown e le rigide misure di limitazione, infatti, hanno fortemente condizionato la nostra tenuta psicologica, stravolgendo molte delle abitudini quotidiane a cui eravamo radicati, prima tra tutte quella relativa all’acquisto di prodotti e servizi, specie online.
Nel corso della crisi pandemica, l’e-commerce è stato il canale di vendita che ha trionfato in assoluto con un incremento degli acquisti senza precedenti.
Basti pensare che, solo in Italia, il 21% dei consumatori online ha ordinato dai 3 ai 4 prodotti in più rispetto al normale periodo pre-Covid. In base ai dati del report di Sendcloud, piattaforma di gestione spedizioni e-commerce, il 59% degli e-shopper italiani ha dichiarato di essere preoccupato che gli effetti del Covid-19 possano compromettere in modo irreversibile le piccole e medie realtà locali.
Proprio per tale ragione, a seguito dell’emergenza Coronavirus, il 31% degli italiani si dimostra più propenso a comprare prodotti da negozi online locali, rispetto ai marketplace internazionali, mentre il 43% ha iniziato a ordinare di più da negozi locali durante la prima fase del lockdown.
In base al Global Survey condotto dalla società di consulenza strategica McKinsey & Company, gli utenti italiani, sebbene siano ancora orientati a una certa prudenza nella spesa, ripongono una maggiore fiducia in una rapida ripresa economica.
Gli intervistati, in particolare, hanno espresso un forte timore sia per le ripercussioni economiche dovute al Coronavirus che per le condizioni di precarietà legate al perdurare della crisi. Oltre a ciò, emergono altri due fenomeni di rilievo: la maggiore consapevolezza degli acquisti online e la ricerca di occasioni di risparmio durante le sessioni di shopping. Questo sembra presagire una progressiva diminuzione della brand loyalty e della fidelizzazione, soprattutto da parte delle nuove generazioni.
I dati raccolti dal sondaggio Mckinsey parlano chiaro: la quarantena in casa ha fatto riscoprire a molti italiani il piacere dello shopping online e si è assistito a un deciso rialzo delle spese alimentari compreso tra il 19% e il 25%.
Pertanto, guardando oltre il periodo emergenziale, lo scenario che si evince dall’indagine è che molte delle abitudini acquisite durante i mesi del primo lockdown verranno mantenute anche nel medio-lungo termine. Nello specifico, cinque saranno i principali cambiamenti nelle pratiche di consumo degli italiani:
Alla luce di queste tendenze, appare evidente che la dimensione domestica assumerà sempre più importanza e concorrerà a imprimere un forte impulso ai servizi digitali e alle piattaforme dedicate all’acquisto di prodotti.
Compila il questionario e scarica l'ultima ricerca realizzata dall'Osservatorio in pochi e semplici passi!
La chiusura forzata delle attività produttive e commerciali ha innescato ricadute di diversa natura: da una parte ha messo in ginocchio interi settori che non avrebbero mai pensato di dover fronteggiare una simile emergenza, dall’altra ha accelerato la trasformazione digitale delle PMI e la conseguente migrazione degli utenti online.
Secondo quando emerge dal report E-commerce in Italia realizzato da Casaleggio Associati, in termini di vendite online, la grande distribuzione organizzata (GDO) è il comparto che ha potuto beneficiare in misura maggiore del lockdown.
Questo segmento, insieme al food delivery, appartiene al macro-settore Alimentare che rappresenta il 3,1% del totale. Un’ulteriore spinta alla crescita arriva anche
dai negozi di vicinato dei prodotti alimentari e di prima necessità (+16,4%).
Stessa notevole tendenza al rialzo per i settori Salute e Bellezza, soprattutto grazie al pharma, e l’Editoria, grazie ai contenuti in streaming: nel 2019 avevano segnato share sul fatturato e-commerce totale inferiori al 5% (0,4% Salute e Bellezza, 1,8% Editoria).
Complici lo smart working, il lockdown e il maggior tempo da dedicare alla cucina, sul fronte del mercato dell’elettronica, si assiste a un’impennata nella vendita di laptop, stampanti e piccoli elettrodomestici per la cucina e la cura personale.
Anche il comparto Casa e arredamento registra un segno positivo, ma con scontrini decisamente più bassi rispetto al 2019. In sensibile aumento gli ordini di giocattoli, accessori, sex toys e articoli per hobby casalinghi.
Passando invece ai settori in flessione, il settore Moda, già in sofferenza per la chiusura prolungata degli store fisici, risente dell’impatto negativo provocato dal consistente calo della domanda di prodotto che impatterà su tutto l’anno.
Il tempo libero, invece, rappresenta il 42,7% del fatturato 2019 e subisce gli effetti della limitazione delle opportunità di gioco fisiche: l’acquisto di articoli sportivi diventa più limitato e si trasforma da outdoor a indoor, mentre il comparto eventi è sull’orlo del collasso a causa della sospensione di mostre, spettacoli, cinema, teatro e musei. Fanalino di coda il Turismo (trasporti, hotel, tour operator, attrazioni), uno dei settori più colpiti dalla sferzata Covid nel primo semestre del 2020.
Secondo i dati Nielsen, tra la seconda metà di febbraio e la prima di marzo, gli italiani hanno acquistato soprattutto beni di largo consumo, in primis gli alimenti di prima necessità. Nella fase pre-quarantena, infatti, hanno primeggiato gli acquisti di bevande, farina, pasta, seguite da farmaci da banco e prodotti legati all’igiene della persona.
Lo shopping online nel post lockdown riscontra ancora ottimi risultati, ma cambiano le nostre abitudini e, di conseguenza, anche gli acquisti in rete si presentano di differente natura. Il crescente interesse verso i dispositivi elettronici è dato dal fatto che molte aziende hanno deciso di continuare le attività in modalità smart working. Questo ha comportato un aumento di domanda di tablet, monitor e altri articoli utili per lavorare al meglio anche all’interno delle proprie mura domestiche.
Inoltre, adeguarsi alle nuove misure di sicurezza anti-contagio ha significato una maggiore propensione all’acquisto di dispositivi di protezione individuale (DPI), nonché di igienizzanti e termoscanner per il rilevamento della temperatura corporea.
L’annuale report di Idealo, portale internazionale specializzato nella comparazione dei prezzi, ha preso in esame l‘anno 2020 dal punto di vista dello shopping online (in rialzo del 98,7%) ed è emerso che i cinque prodotti più acquistati nei siti di e-commerce sono stati: l’iPhone 11 di Apple, la PlayStation 4 di Sony, gli AirPods, l’Amuchina gel e l’alcool denaturato.
La necessità di mantenere il distanziamento sociale e, al tempo stesso, di garantire la continuità del servizio, ha determinato l’affermarsi della presa in carico degli ordini online e la consegna senza contatto.
Per rispondere alle inedite esigenze dovute alla pandemia Covid-19, si è diffusa in maniera esponenziale la modalità di acquisto “click and collect“, cioè la possibilità di ordinare un prodotto su un sito e ritirarlo in store in un secondo momento.
Oltre a essere una soluzione più conveniente e veloce rispetto all’home delivery, il consumatore può trarre benefici dal click and collect in termini di:
Allo stesso tempo, anche i brand possono ottenere dei vantaggi significativi:
L’aumento del clicca e ritira, quindi, non deve sorprendere: da un lato le aziende riscoprono un rapporto di vicinanza con i propri clienti, dall’altro gli utenti possono beneficiare dei vantaggi dello shopping online ma con le tutele del negozio fisico.
I dati raccolti nell’ultimo rapporto di IRI per Netcomm confermano l’ascesa e il successo di questa modalità di shopping: nelle quote di vendita ha superato il 15% durante il lockdown (era l’8,3% nel 2019) e ha riportato un’impennata del +349%. Alla luce di queste considerazioni, c’è da aspettarsi che il click and collect diventerà un’abitudine sempre più consolidata tra i consumatori.
L’avvento inatteso del Covid-19 ha causato una battuta d’arresto non solo alle attività produttive, ma anche a migliaia di iniziative, manifestazioni ed eventi promozionali in programma negli store fisici. Ciò che ha consentito di offrire ai clienti un differente approccio all’esperienza di acquisto è stato l’impiego della realtà aumentata (AR) e della realtà virtuale (VR), due tecnologie immersive in grado di incrementare il coinvolgimento e la disponibilità di informazioni attraverso l’esplorazione dei prodotti da molteplici angolazioni, a 360 gradi.
A partire dal lancio di Echo, l’assistente vocale di Amazon, anche il voice commerce ha iniziato ad affacciarsi al mondo dello shopping online e sembra essere destinato a crescere sempre di più nei prossimi anni. Analizzando i dati rilevati dall’Osservatorio Digital Content della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2020, il mercato degli smart speaker in Italia è raddoppiato: 19% rispetto all’8% registrato dell’anno precedente.
Sebbene in molti Paesi il voice shopping sia un trend ancora agli albori, numerose aziende hanno già cominciato a sperimentare questa nuova modalità di acquisto sia per rimanere davanti alla concorrenza che per rispondere al meglio alle rispondere alle richieste vocali dei potenziali clienti: ricerca di articoli, confronti di prodotti, verifica dei prezzi ecc. Generalmente lo smart speaker shopping riguarda articoli alimentari, prodotti per la casa, vestiario e dispositivi tech.
Compila il questionario e scarica l'ultima ricerca realizzata dall'Osservatorio in pochi e semplici passi!